BRUXELLES. Nell’ultimo miglio del negoziato sulla riforma del Patto di Stabilità, il fronte guidato dalla Germania ha segnato due punti importanti. Rispetto all’intesa di massima siglata tra Bruno Le Maire, Christian Lindner e Giancarlo Giorgetti all’ultimo Ecofin nella notte tra il 7 e l’8 dicembre, la bozza che arriverà oggi sul tavolo virtuale dei ministri delle Finanze presenta due modifiche significative che sembrano irrigidire ancor di più le regole rispetto alla precedente versione, anche se nel complesso la riforma appare più vantaggiosa rispetto alle regole del vecchio Patto di Stabilità. Parigi e Berlino sono d’accordo, spetterà ora all’Italia decidere se accettare questo ultimo compromesso e dare il through libera all’intesa, che poi dovrà essere negoziata con il Parlamento europeo.
Il deficit
Resta confermata la clausola di salvaguardia sul deficit, che imporrà di portare il livello del disavanzo all’1,5% del Pil per i Paesi che superano il 90%. Per arrivarci, agli Stati sarà richiesto un aggiustamento strutturale annuo. Nella precedente versione del regolamento, si prevedeva uno sforzo dello 0,3% annuo per quattro anni (0,2% in caso di piani settennali). L’ultima versione stabilisce invece che lo sforzo annuo dovrà essere dello 0,4% per quattro anni (0,25% in sette anni), anche se sarà calcolato in termini primari (dunque al netto degli interessi sul debito). Un irrigidimento rispetto alla precedente versione, anche se questo comporterà comunque regole meno extreme rispetto a quelle del vecchio Patto di Stabilità.
Lo scostamento
Cambiano anche i margini di scostamento che saranno consentiti nel percorso di riduzione della spesa. Se nella precedente versione del regolamento period previsto un margine annuo di tolleranza dello 0,5%, l’ultima versione consente soltanto uno sforamento dello 0,3%. Superata questa soglia, la Commissione redigerà un rapporto, il che rappresenta il primo passo verso l’apertura di una procedura.
La flessibilità
Non cambiano invece i termini della clausola che introduce una sorta di flessibilità transitoria per tenere conto dell’aumento del costo degli interessi sul debito dei Paesi che sono sotto procedura (perché hanno sforato il tetto del 3% del deficit oppure perché hanno superato il margine di tolleranza). Le nuove regole impongono un aggiustamento annuale dello 0,5%, ma la Commissione potrà applicare un certo margine di flessibilità per tenere conto dell’aumento del costo degli interessi sul debito dovuto all’impennata dei tassi. Durante l’Ecofin del 7-8 dicembre, Italia, Francia e Germania avevano concordato una clausola per introdurre una flessibilità temporanea, limitata al triennio 2025-2026-2027. Secondo quanto risulta a La Stampa, i termini di questo accordo non sono cambiati nell’ultima versione del testo che oggi sarà discussa dall’Ecofin in videoconferenza.