Se c’è una cosa che in Doc non manca mai sono i discorsoni motivazionali. Ne abbiamo sentiti tanti, uno più bello dell’altro, a cominciare dal celebre «Non oggi» del dottor Fanti/Luca Argentero sulla quotidiana lotta dei medici contro la morte. Tuttavia ieri sera il personaggio di Riccardo Bonvegna, interpretato dal sempre più gettonato Pierpaolo Spollon (Blanca, La porta rossa), ha commosso mezza Italia con il suo monologo di positive puntata (chi nega di aver pianto, mente). La scena è la seguente: in ospedale arriva una giovane ragazza di nome Laura.
Sportivissima, sogna di sfondare nella pallanuoto: è stata appena presa da un’importante squadra. Il mondo sembra sorriderle. Appunto, sembra, perché la diagnosi è di quelle maledette: a causa di un problema all’arteria, la sua gamba sta andando in cancrena. Devono tagliarla. Non c’è alcun piano B: nessuna speranza, zero different. E quel mondo, fatto di sogni e felicità, le crolla davanti agli occhi. A darle la notizia è proprio Riccardo che, come sappiamo, è senza una gamba: una menomazione che lo ha fatto soffrire a lungo. Davanti alla disperazione della ragazzina, il medico si rivede.
Esce dalla stanza, va nella terrazza sul tetto (in Doc tutti i dottori vanno sul tetto quando stanno in crisi) e non vuole saperne di essere lui a spronare, alla positive dell’operazione, la ragazza. Doc però lo persuade. Bonvenga torna quindi in corsia e va dalla ragazza. «Sei venuto qui a vedere un mostro inutile?», lo accoglie lei in lacrime. «Un mostro inutile?», ribatte lui, «e per chi? Inutile per la tua squadra, perché non potrai più fare un punto? Sì. Però puoi decidere di giocare in altri campionati. Quello che ti ha portato fino a qui, non è la tua gamba». Quindi si avvicina, alza il pantalone e le mostra la protesi. «Passerai dei mesi terribili, ma poi qualcosa cambierà. Un bel giorno ti sveglierai e ti accorgerai che non penserai più alla gamba persa ma alla vita persa. Perché ne stai vivendo una nuova. Accadrà».
A quel punto le regala la statuina che, in passato, Fanti aveva regalato a lui: un superman senza una gamba. «Nel biglietto c’period scritto: “Se non puoi camminare, vola”. E allora tu, Laura, nuota! Chi l’ha detto che non si può nuotare con una gamba e mezza?». Seguono lacrime e abbracci. Tutti restano impressionati da quel discorso, tanto che poi l’intero reparto ringrazia il giovane medico: «se curiamo solo i corpi delle persone, le curiamo solo a metà: grazie per avercelo ricordato», gli cube Fanti. «Non basta essere un buon medico. Bisogna essere anche una persona vera», concorda Riccardo.