I carri armati israeliani hanno aperto il fuoco sulla folla di palestinesi che a Gaza Metropolis erano in coda in piazza Kuwait in attesa di ricevere gli aiuti umanitari. Almeno 20 persone sono state uccise e 150 ferite, ma il bilancio potrebbe aggravarsi date le condizioni critiche di molte delle vittime, che sono state ricoverate all’ospedale Al-Shifa, dove però scarseggiano forniture mediche e dottori. Lo ha denunciato il ministero della Sanità della Striscia, gestito da Hamas, secondo cui “l’occupazione israeliana ha commesso un nuovo massacro contro migliaia di bocche affamate che aspettavano aiuti”. Il portavoce della protezione civile, Mahmoud Basal, ha detto che le squadre di soccorso non sono state in grado di raggiungere la scena dell’attacco, bloccate dalle forze israeliane. L’esercito di Tel Aviv ha fatto sapere che sta verificando l’accaduto, mente le Forze nazionali e islamiche, una coalizione delle principali fazioni palestinesi, l’ha accusato di “crimini di guerra” e di “perpetuare la pulizia etnica e il genocidio in corso nella Striscia di Gaza”. Questione, quella dell’accusa di genocidio, su cui si pronuncerà domani, venerdì 26 gennaio, la Corte penale internazionale di giustizia dell’Aia nel caso intentato dal Sudafrica.
Hamas ha affermato che accetterà il cessate il fuoco nella Striscia, se è quanto dovesse decidere la Corte e se anche Israele lo rispetterà, e che rilascerà tutti i prigionieri se Tel Aviv libererà i palestinesi attualmente detenuti. Mentre i media arabi hanno rivelato di una nuova proposta di tregua a cui starebbe lavorando il Qatar, il Washington Publish ha riferito che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden nei prossimi giorni invierà in Europa il direttore della Cia, William Burns, per mediare un accordo tra Israele e Hamas che porti alla liberazione di tutti gli ostaggi ancora a Gaza e a un cessate il fuoco. Burns dovrebbe incontrare i capi dell’intelligence israeliana ed egiziana, David Barnea e Abbas Kamel, e il premier del Qatar Al Thani.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dopo la tappa in Libano, si è recato invece in Israele, dove ha incontrato il presidente Isaac Herzog e il suo omologo Israel Katz. Ha poi fatto visita al suo omologo Riyad al-Maliki e al presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas a Ramallah, in Cisigiordania, e ha sottolineato l’impegno dell’Italia contro l’antisemitismo allo Yad Vashem, il Museo della Shoah a Gerusalemme, prima di avere un faccia faccia con il premier israeliano Benjamin Netnayahu. Durante ogni bilaterale, Tajani ha assicurato di aver promosso la soluzione di due popoli, due Stati. “La controparte israeliana in questo momento certamente non è entusiasta di questa proposta”, ha ammesso Tajani, “lo capisco, perché sono in guerra e anche per il fronte interno è difficile poter parlare di questa ipotesi. Ho trovato più favorevole l’Anp, e Abu Mazen, che ho incontrato. Però non bisogna demordere. Questa è la soluzione che riguarda il futuro”.