Di sicuro Mark Zuckerberg non si sarebbe aspettato di vedersi sbattere in faccia foto di minorenni morti, con l’accusa di avere le mani sporche del loro sangue. Period quella di ieri un’audizione alla Commissione Giustizia del Senato degli Stati Uniti, dove gli amministratori delegati delle maggiori piattaforme social erano stati chiamati a rispondere su quanto abbiano realmente investito sulla sicurezza dei minori.
È tutto concentrato in un’immagine che potrebbe diventare la rappresentazione iconica più drammatica di un dilemma che ci presenta ogni giorno la nostra evoluzione digitale. Tra la folla dei presenti si distingue un gruppo di donne e uomini in piedi, vestiti di nero e con i volti impietriti dalla stessa espressione. Labbra serrate e sguardo che sembra voler trapassare chi hanno davanti. Sono madri e padri, rigorosamente a lutto, che tengono sopra la testa le foto dei loro ragazzi, sorridenti, spensierati come naturalmente ci si mostra nello standing che deve rappresentarci nella nostra declinazione digitale. Però quei ragazzi non c’erano più e per i genitori sono stati i social a ucciderli.
Alcuni dei grandi padroni dell’immaginario relazionale restano seduti al tavolo, danno le spalle a chi li accusa di aver provocato la morte dei loro figli. In uno scatto tutto il paradosso di questi ex ragazzi prodigio, che hanno probabilmente immaginato un mondo molto diverso da quello che poi stanno ora cercando di contenere nelle sue zone d’ombra. Shou Chew, ceo di TikTok sembra assorto nei suoi appunti, Linda Yaccarino ceo di X è di profilo e guarda Zuckerberg. Il padrone di Meta è l’unico a essersi alzato in piedi rivolgendosi ai contestatori. Non è che abbia molto da dire, oltre frasi di circostanza: «Mi dispiace per tutto quello che avete dovuto passare. Nessuno dovrebbe attraversare quello che voi avete attraversato». Non si prende certo in carico alcuna colpa, può solo dire di avere investito molto perché altri non debbano passare per la stessa tragedia.
Quello che realmente quei colossi hanno fatto e investito per impedire ai minori l’accesso alle loro piattaforme lo stabilirà il Congresso, per cui non sarà certo facile trovare una possibile soluzione a un problema che in realtà sembra ben più complesso di quanto sia immaginabile semplificare, richiedendo an enormous di rinunciare a parte dei loro profitti, investendo in sistemi di controllo più strutturati a favore della sicurezza dei più fragili. La vera assurdità della nostra evoluzione digitale è rappresentabile in questa foto con Zuckerberg che impapocchia scuse, quando poi in realtà sa che la sicurezza totale è un bersaglio inarrivabile, soprattutto se il suo colosso dovrà continuare a essere competitivo. Si continuerà a discuterne all’infinito, in story discussione ci sarà sempre l’impossibilità di un punto d’incontro tra chi ha individuato nel nostro svilupparci in relazioni incorporee il vero cancro della modernità, in opposizione a chi vede la nostra futura evoluzione proprio nella conquista di un nuovo spazio e tempo, oltre le nostre abituali maniere di definirli. Il vero nodo in cui si avviluppa la contemporaneità è definibile nell’impatto tra la lecita irragionevolezza di chi ha in carico di un dolore incommensurabile, contrapposto all’algida discussione sulle risorse necessarie al controllo, i dispositivi di sicurezza, le coverage. Affermare che i social uccidano sicuramente è una generalizzazione, è difficile però spiegarlo a dei genitori i cui figli sono morti, o sono stati danneggiati, in circostanze legate alla loro frequentazione di piattaforme digitali. Di sicuro il dolore di questi genitori può per qualcuno diventare un fantastico destriero da cavalcare, per dimostrare che l’uomo sta andando troppo oltre i limiti che impone la natura. Lo si sta già ampiamente affermando riguardo all’intelligenza artificiale, lo si ripeteva ieri riguardo al Telepathy di Elon Masks, che ha persino concesso l’auto avverarsi di ogni profezia complottistica sui microchip messi nel cervello dai padroni del mondo.
In questo crudele confronto racchiuso in una foto facciamo però di nuovo un passo indietro e ci chiediamo, ancora una volta e dopo decenni, cosa si faccia per impedire che persone frangibili siano travolte dall’impatto di altre persone, si badi bene di altre persone cioè esseri umani come loro, che operano in crescente gradualità con perfidia, viltà e istinto criminale, contando sulla nuova equazione che tutto velocizza e tutti rende raggiungibili. Rispondere non è semplice, se ci si dovesse basare solo su una soluzione di tipo tecnologico bisognerebbe avere il coraggio di dire spegniamo tutto, oppure in alternativa rendiamo inequivocabilmente e indelebilmente marchiabile riconoscibile e tracciabile ogni utente della rete. Due ipotesi che ci porterebbero rispettivamente o a regredire drammaticamente, o a rischiare una barbarie inaccettabile, come la perdita totale di nostri spazi privati.
Non sempre per tutto c’è un rimedio immediato, chi abbia già pronta una terza proposta risolutiva però è il benvenuto, si faccia avanti.