Dalla lotta dei partiti a quella, se va bene, di followers. Il pandoro-gate lascia l’amaro in bocca a un già disilluso Giampiero Mughini. Ospite di Giuseppe Brindisi a Zona Bianca, su Rete 4, il giornalista, scrittore e opinionista tuttologo guarda con un certo disincanto allo scandalo mediatico che ha travolto prima di Natale Chiara Ferragni.
«Chi troppo presume da sé non mette nel conto che sia stato un passo falso», sentenzia Mughini, che fa in conti in tasca alla influencer. «C’è un panettone da 3 euro (in realtà è il pandoro della Balocco, ndr) quindi un panettone molto modesto, il cui produttore intende gonfiarlo a 9 euro. Quello stesso prodotto, che vale 3 euro, viene venduto a nove euro perché nel frattempo la regina della comunicazione si è fatta fotografare mentre spruzzava un po’ di polvere su quel panettone. La beneficenza non c’entrava nulla».
La vicenda potrebbe rovinare gli affari alla Ferragni, ma Mughini è scettico: «Ha perso 100mila follower su 29 milioni, è da ridere». Resta la sensazione di un eccesso di presunzione. «Ogni cosa deve stare al suo posto. Io non ho un grande interesse oggi per quella che un tempo chiamavamo “lotta dei partiti”. E quando dico lotta dei partiti intendo la lotta tra la Democrazia cristiana di Alcide De Gasperi, il Partito comunista di Palmiro Togliatti, il Partito socialista di Pietro Nenni, il Partito repubblicano di Ugo La Malfa. Quei partiti non ci sono più, quelle costruzioni politico-intellettuali non ci sono più, i giornali e le riviste di partito non ci sono più», allarga le braccia Mughini.
«I Ferragnez riempiono quel vuoto?», chiede il conduttore. Duplicate secca: «No, no, no, no. Fanno abilmente il loro mestiere che è quello di tenere accesi 30 milioni di followers». Finché dura.